I simboli sono un veicolo di trasporto. Ti ho voluto stupire con questa frase ad effetto per attirare la tua attenzione, ma anche perché credo fermamente in quello che ti ho appena riferito.
I simboli sono i mezzi di trasporto degli archetipi, di concetti universali e immortali, che hanno bisogno di una struttura attraverso la quale attraversare i millenni.
Dentro ad ogni simbolo sono presenti dei significati, dei segreti, dei concetti non esprimibili in parole. Questi ultimi vengono da lontano, hanno attraversato i millenni, hanno girato tutto il mondo più volte, si sono persi e ritrovati.
Per la gran parte di noi un simbolo è soltanto una rappresentazione, ma chi conosce le grandi tradizioni esoteriche sa che in ognuno di essi vi è un segreto che permette una rigenerazione dell’archetipo contenuto.
Mi spiego meglio: il simbolo è una sintesi, una forma molto asciutta, di un significato, di un archetipo. Si deve viaggiare leggeri come sai, e così è anche per i messaggi che devono attraversare un’infinita serie di generazioni diverse.
Coloro che sono depositari di una sapienza tradizionale che offre loro gli strumenti per leggere attraverso il simbolo, sapranno decodificare il messaggio, gli altri vedranno soltanto una figura.
Il simbolo viaggia comunque nei tempi e nel mondo, viene trasmesso di generazione in generazione anche a chi non ne conosce il significato e che comunque lo tramanderà ai posteri.
Gli iniziati alle tradizioni antiche, in ogni tempo, sapranno tramandarsi oltre al simbolo anche la chiave di lettura dello stesso e ciò può essere considerato l’essenza dell’esoterismo.
In una serie di articoli che ti andrò a proporre cercherò di ricostruire, in parte almeno, i significati principali dei simboli che ancora oggi sono molto diffusi e che mantengono i loro segreti celati ai più.
L’occhio di Allah
L’occhio di Allah è un simbolo importantissimo sia in medio-oriente che nel nord Africa. Lo si trova anche associato ad un altro simbolo importantissimo: la mano di Fatima.
Le sue origini si perdono nella notte dei tempi e non è difficile immaginare che esso possa derivare dal famoso Occhio di Horus, antico Dio egizio dalla testa di falco.
L’occhio, dal punto di vista simbolico, è sempre stato importante. Basti pensare a tutti i detti e a tutte le leggende collegate a questo strumento: “gli occhi sono lo specchio dell’anima”, è il più tipico ai giorni nostri.
Da sempre l’occhio è considerato una cartina di tornasole dei sentimenti, delle emozioni e delle sensazioni. Viene considerato, in buona sostanza, una sorta di punto di uscita delle energie sottili.
Secondo la tradizione è infatti attraverso lo sguardo che pensieri sia positivi che negativi, fuoriescono dal corpo. Addirittura i pensieri negativi lanciati con l’occhio diventano nefasti per coloro che li subiscono: il malocchio.
Non a caso in tutta le civiltà si sono sviluppati moltissime metodologie per neutralizzare queste forme di “occhio malevolo”, solitamente attraverso amuleti. L’Occhio di Allah sembra essere il più potente di questi strumenti contro il malocchio.
Sembra infatti che non vi siano significati religiosi legati a questo simbolo, ma è la tradizione a dargli origine tramite una leggenda molto antica.
Pare che i turchi stavano cercando di spostare una grande roccia in riva al mare: nulla sembrava poterla smuovere, nemmeno cento uomini. A questo punto provarono a farla saltare in aria con l’esplosivo, ma niente.
Si rivolsero dunque ad un uomo che in quel paese era rinomato per avere poteri speciali, soprattutto per gettare il malocchio. L’uomo arrivò davanti alla roccia e disse: “Che grande roccia!”, questo bastò a fare esplodere la roccia in mille pezzi.
Questa leggenda si aggiunge a molte altre diffuse in tutto il Mediterraneo e oltre, che vedono come protagonista la potenza del malocchio e che propongono dei simboli (di solito amuleti, pendagli, raffigurazioni varie…) per proteggersi da questa forza.
Il blu dell’occhio di Allah
Solitamente le rappresentazioni dell’occhio di Allah sono sempre blu, perché? Già nella tradizione greca il blu era il colore che riusciva a sconfiggere la sfortuna, a bloccare le energie negative. Ma non solo.
Tradizionalmente gli occhi blu non erano molto diffusi in Grecia e in tutto il mediterraneo, si pensava dunque che questo particolare colori dell’iride fosse un presagio di sfortuna.
Per sconfiggere la malasorte dunque bisognava usare un occhio blu che la neutralizzava con una forza contraria. Una sorta di esorcismo con due forze uguali che configgevano.
In Turchia nessun genitore lascerebbe il proprio figlio libero di scorrazzare senza essere protetto da un amuleto raffigurante l’occhio di Allah. Poiché i bambini sono le vittime più popolari dello sguardo invidioso del malocchio.
Secondo la tradizione si utilizza del vetro per realizzare questi amuleti, con colori concentrici: il blu all’esterno, il bianco, azzurro e nero andando verso l’interno.
Chi ha la possibilità di viaggiare in Turchia, in Grecia, in Marocco e in tutto il Nord Africa, li troverà appesi un po’ ovunque ed indossati tradizionalmente abitualmente un po’ da tutte le fasce d’età.
Nei Paesi più occidentali questa tradizione è stata sublimata dall’arte dei tatuaggi molto in voga. Si trova infatti l’occhio di Allah tatuato sul corpo di molte persone anche in Italia.
Hamsa con occhio di Allah e diffusione
Come abbiamo visto nell’articolo dedicato alla Mano di Fatima, esiste, nella tradizione musulmana, una fusione dei due simboli: la mano di Fatima, chiamata Hamsa, e l’occhio di Allah.
I due simboli insieme vengono anche chiamati “Occhio di Mashallah” ed è utilizzato per scongiurare il malocchio e per richiedere protezione da Dio stesso.
Tradizionalmente in Marocco lo si utilizza per allontanare le negatività e per proteggere dalle malattie. Il suo potere contro il malocchio e la sfortuna è riconosciuto in tutto il mondo.
Infatti lo si trova un po’ ovunque anche se, ovviamente, cambia sempre di nome: Nazar Boncuk (in Turchia), Occhio di Allah (in Grecia), Evil eye (nei paesi anglosassoni), Mauvais oeil (in Francia), Böse Blick (in Germania), Olho gordo (in Portogallo), Occhio di Santa Lucia (in Italia), Occhio di Shiva (in India), Su Coccu (in Sardegna).
Infatti il credo nel malocchio è diffuso in tutto il mondo. Possono cambiare le fattezze degli amuleti, i nomi, ma la sostanza rimane sempre la stessa ad ogni angolo di mondo.
L’idea di fondo è quella di proteggersi dalla malasorte e dalle avversità, potremmo dire che è in questo un simbolo assolutamente universale.