Il genosociogramma è uno strumento estremamente noto a chi si interessa di psicogenealogia, ma rimane un vero e proprio mistero per chi si sta avvicinando a questo mondo così particolare e affascinante.
La psicogenealogia utilizza alcuni strumenti per svolgere al meglio la propria attività ed il principale è senza dubbio il genosociogramma, che si rivela essere un mezzo estremamente pratico.
Che cosa è la psicogenealogia in breve
La psicogenealogia è una scienza che studia aspetti legati alla psiche umana e ai suoi condizionamenti famigliari. In estrema sintesi possiamo dire che i principi della psicogenealogia sostengono che di generazione in generazione, in una famiglia, non vengono tramandate soltanto caratteristiche fisiche e peculiarità caratteriali, ma anche traumi, situazioni irrisolte, effetti di eventi importanti.
Ciò che avviene ad una determinata persona, solitamente si tratta di eventi di grande rilevanza che non vengono affrontati, risolti, accettati o condivisi, passeranno direttamente alla generazione successiva, magari in forma di ossessioni, manie, disturbi fisici, paure, fobie…
Di generazione in generazione questo “carico pesante” passerà finché uno dei discendenti non riuscirà a sbloccare il meccanismo, a interrompere le ripetizioni, a tagliare la catena. Per farlo serve appunto la psicogenealogia.
Il Genosociogramma: l’albero genealogico rinforzato
La psicogenealogia per svolgere la sua azione concreta andando a sbloccare situazioni perse nel tempo, utilizza il genosociogramma familiare che altro non è se non una tecnica grafica attraverso la quale è possibile rappresentare la storia della famiglia in questione.
Si tratta di una sorta di albero genealogico commentato, dotato di tutta una serie di caratteristiche ed informazioni sui componenti del clan familiare.
Per costruire questo schema così completo e che comprende anche persone non direttamente consanguinee che però hanno avuto una certa influenza sulla famiglia, è necessario attraversare alcune fasi.
Genosociogramma e Genogramma
Per evitare tutti i fraintendimenti possibili, prima di analizzare le fasi per costruire questo albero genealogico commentato, è bene segnalare che la parola genosociogramma è composta da “geno” che rimanda alla genealogia, mentre “sociogramma” allude ad una rappresentazione grafica dei legami e delle relazioni sociali.
Vi è una differenza tra genogramma familiare, espressione che viene ampiamente usata in questo ambito, e genosociogramma: infatti il genogramma prende in esame soltanto l’albero genealogico in quanto tale, mentre il genosociogramma include anche vicini, amici, colleghi di lavoro… e tutte quelle persone che possono avere avuto un’influenza importante.
La prima fase: la ricerca delle informazioni
Per redigere in maniera accurata il genosociogramma è necessario ovviamente andare a raccogliere i dati inerenti alla famiglia, cercando di recuperare tutte le informazioni possibili sui membri della stessa.
È un lavoro profondo, accurato e molto spesso difficile poiché solitamente si deve andare indietro nel tempo di almeno due generazioni, ma spesso anche di più.
Le informazioni raccolte in questa fase offrono solitamente di ogni membro almeno il nome, cognome, data e luogo di nascita, data e luogo di morte, per poi passare ad informazioni più dettagliate e specifiche.
Di ogni membro si cerca infatti di conoscere la professione, se aveva disagi fisici, le cause di morte, i matrimoni, le unioni fuori dal matrimonio, le nascite, i decessi e i lutti improvvisi, i colpi di fortuna, le sventure…
In sostanza si cerca di ricostruire un “report” che contenga tutti quegli elementi di rilievo della vita del membro, tutti gli eventi che hanno avuto grande risonanza sulla psiche della persona.
Poiché è proprio questa risonanza che può passare di generazione in generazione. Le persone che richiedono un consulto psicogenealogico hanno nei loro ricordi moltissime di queste informazioni.
Il consultante ha un legame, un rapporto, con il membro della sua famiglia da cui eredita il blocco: si tratta ovviamente di un legame inconscio, ma grazie a queste informazioni e ai ricordi del consultante è possibile iniziare a farsi un’idea dell’eredità collettiva e personale.
Grazie al genosociogramma è possibile mettere in evidenza, attraverso uno schema chiaro, tutti i legami, i rapporti socio affettivi, presenti e passati, ciò che è stato detto e tramandato e gran parte di ciò che non è stato detto, ma che emerge chiaramente dallo schema.
La seconda fase: la stesura del Genosociogramma
Una volta acquisite le informazioni necessarie, tutte quelle che si sono riuscite a trovare, bisogna andare a stendere lo schema vero e proprio, il famoso genosociogramma familiare.
Questa operazione si esplicita mettendo nero su bianco un disegno pratico che utilizza dei precisi simboli grafici che servono a rendere chiare le interazioni e i rapporti esistenti all’interno del sistema famigliare che si sta analizzando.
In buona sostanza si tratta di una sorta di fotografia dell’intero clan famigliare, una traduzione cartacea di tutti i ricordi del consultante e delle sue relative emozioni al riguardo.
Il genosociogramma permette di vedere chiaro, di far emergere, tutto quello che è rimasto nascosto in famiglia, di dare voce a quegli eventi che ancora cercano una risoluzione o per lo meno una presa di coscienza.
La terza fase: l’analisi
Una volta messo nero su bianco il genosociogramma, con tutta la rappresentazione grafica della storia famigliare, sarà necessario che l’operatore psicogenealogista inizi la sua analisi.
L’operatore ha uno sguardo lucido, oltreché esperto. La sua analisi non è fuorviata da ricordi o emozioni e vede chiaramente se ci sono ripetizioni, sindromi da anniversario, connessioni tra una generazione e la successiva, vuoti di informazioni, sincronicità di date, ripetizioni sulle età…
Per l’esperto di psicogenealogia lo schema rappresenta una mappa molto chiara da leggere poiché egli sa dove guardare, sa cosa cercare e solitamente si trova piuttosto rapidamente quel punto in cui parte una risonanza che si riflette sul consultante.
È questa un’operazione attraverso la quale vengono riportate alla consapevolezza del consultante alcune informazioni che sono sepolte nel suo inconscio, andando così a lavorare anche sulla sua percezione della storia famigliare.
Genosociogramma: che simboli si usano?
Per essere chiarissimo e non lasciare spazio ai fraintendimenti il genosociogramma utilizza dei simboli precisi e specifici. Ad esempio, il sesso femminile viene rappresentato graficamente da un cerchio.
Il sesso maschile invece è riportato nello schema con un quadrato, ma vi sono analisi che utilizzano un orientamento diverso che preferiscono utilizzare un triangolo.
Le gravidanze sono contrassegnate da un triangolo, mentre per rappresentare i tipi di relazione vengono ovviamente utilizzate linee differenti tra di loro in modo da leggere lo schema in maniera semplice e rapida.