Sono in molti a credere che la sfortuna esista. Ma è davvero così?
Questo è un bell’argomento su cui filosofeggiare.
Quando si parla di sfortuna le prime cose che ci vengono in mente sono i classici gatto nero che attraversa la strada, il passare sotto una scala, lo specchio rotto che nella cultura popolare si dice porti male. Ma non si ha una certezza assoluta, non ci sono dimostrazioni che garantiscono che sia vero. In ogni caso sono tutte situazioni che possiamo evitare. C’è chi le evita portandosi appresso corni, peperoncini e ferri di cavallo, chi facendo scongiuri e rituali.
Ma io non parlo di questo tipo di sfortuna che lascio a voi decidere se sia vera o no.
Prima però voglio lasciarti questa storiella carina che parla proprio di sfortuna:
Una storia cinese narra di un vecchio contadino che possedeva un vecchio cavallo per coltivare i suoi campi.
Un giorno il cavallo scappò su per le colline e ai vicini che consolavano il vecchio contadino per la sua sfortuna, questi rispondeva: “Sfortuna, fortuna, chi lo sa?”.
Dopo una settimana il cavallo tornò portando con sé dalle colline una mandria di cavalli selvatici, e questa volta i vicini si congratulavano con il contadino per la sua fortuna. Ma la sua risposta fu: “Fortuna? Sfortuna? Chi lo sa?”.
Poi accadde che suo figlio, mentre cercava di domare uno dei cavalli selvatici, cadde, rompendosi malamente una gamba. Tutti pensarono che si trattasse veramente di una grande sfortuna. Non il contadino, la cui unica reazione fu: “Sfortuna? Fortuna? Chi lo sa?”
Qualche settimana più tardi, l’esercito entrò nel villaggio, imponendo a tutti i giovani abili la coscrizione obbligatoria: quando videro il figlio del contadino con la sua gamba rotta lo lasciarono stare. Questa fu una fortuna? Una sfortuna? Chi lo sa?
La sfortuna di cui parlo è quella che solitamente pare capiti all’improvviso senza alcun evento apparente. Sono quelle situazioni dove uno dice “mannaggia la sfortuna, se fossi passato prima forse…” oppure “perché capitano tutte a me?”.
Ci sono persone che arrivano a non tentare più perché “sanno che tanto non ce la faranno”.
Persone che guardano gli altri e dicono “ma guarda tu come è fortunato”.
Ancora una volta voglio ribadire che non parlo di quella sfortuna che ti porta a non vincere nulla alla lotteria, al superenalotto o ai gratta e vinci.
Parlo di quella sfortuna che sembra colpisca gli sfigati e i morti di fame. Che poi, mi dirai, se sono così un motivo ci sarà, non trovi?
Credo che oramai avrai capito di cosa parlo. Ebbene, ti faccio una domanda (e gradirei una risposta), perché questo accade?
Perché sembra che certe persone siano “più sfortunate” di altre?
Io sono dell’idea che la sfortuna non esiste.
Credo che ciò che chiamiamo sfortuna sia la naturale conseguenza nel non fare ciò che si deve.
Faccio un esempio. Se io sto cercando un lavoro e mi alzo tardi la mattina, non faccio una ricerca accurata, non chiamo tutte ma proprio tutte, le potenziali conoscenze, oppure non mi preparo, non studio, non faccio corsi di formazione e specializzazione, non frequento le persone giuste che potrebbero in qualche modo inserirmi in qualche azienda. Oppure non mi “sacrifico” rendendomi disponibile, aiutando anche semplicemente con l’intenzione, non mostro un minimo di interesse e volontà, ti domando… come posso pensare di realizzarmi?
Se io sto a zappare tutto il giorno come posso pretendere di diventare un ingegnere informatico?
Io penso che la sfortuna sia un modo per chiamare l’effetto dell’essere improduttivo.
Per dirla in altro modo “non proattivo”.
La persona proattiva si lancia, fa, si propone, è propositivo.
La persona non proattiva lascia che le cose accadano.
Il primo ha il potere di far accadere le cose. Il secondo, cede il proprio potere alle circostanze e agli eventi.
E tu cosa ne pensi a riguardo?