Simboli: il Fico, l’albero della Vita e della Morte
Tra le molte conoscenze esoteriche che affascinano maggiormente ci sono senza dubbio quelle legate agli alberi. I nostri amici alberi infatti, da sempre, rappresentano simbolicamente molti importanti principi.
Dietro ad ogni foglia, ad ogni tronco, ad ogni ramo, c’è nascosto un segreto. Un albero antico ed umile come il fico, così comune, è in realtà un albero estremamente sacro.
Tutte le tradizioni antiche riconoscono a questo straordinario vegetale dei poteri straordinari. La scienza sembra confermare che la prima forma di coltivazione dell’uomo sia stata appunto quella dei fichi, più di mille anni prima dei cereali.
Questo albero, se lo si analizza dal punto di vista delle religioni e delle credenze, è presente in ogni cultura di ogni tempo. Il fico è un albero venerato da millenni, ovunque.
L’albero sacro
Questa pianta che è originaria del Medio Oriente era molto cara a tutte le antiche tradizioni, come abbiamo visto, in particolare a quella egizia. Il fico qui era sacro sia ad Iside che ad Osiride.
Non a caso il suo legno era utilizzato per la realizzazione dei sarcofagi. Osiride rinasceva dal fico sacro ogni primavera. Infatti questo albero era considerato un vero e proprio simbolo della rinascita, dell’eternità della vittoria della vita sulla morte. Una sorta di alter ego della Fenice.
Nella cultura egizia si attendeva a dare il via alla festa della primavera che il grano e l’orzo germogliassero ai piedi del fico sacro che era considerato l’asse cosmico,
In buona sostanza nella cultura egizia si pensava che il fico fosse l’albero della vita e della morte, ovvero una pianta che metteva in comunicazione l’al di qua con l’aldilà.
Come abbiamo già esposto poc’anzi i sarcofagi venivano realizzati con il suo legno proprio per questo motivo: perché esso era l’unico materiale adatto ad accompagnare il morto da questo mondo all’altro mondo.
Il Frutto delle Dee Madri
Il fico come detto è presente in moltissime culture di ogni tempo e luogo, tra cui merita di essere citata l’associazione di questo albero alle Dee madri e all’Abbondanza.
Il frutto del fico ricorda nella forma un seno turgido e questo deve avere portato con molta facilità gli antichi a legare tutto l’albero al concetto di abbondanza e di madre.
L’associazione con il seno, e dunque con la madre, è davvero fin troppo facile visto che dal frutto si possa spremere un liquido bianco che viene chiamato appunto, latte.
Qualora non bastasse a giustificare l’associazione con la madre, sarà sufficiente osservare il frutto quando arriva a maturazione su cui compaiono delle spaccature che lo fanno rassomigliare all’organo genitale femminile.
Se si apre il frutto si ritrova una polpa rossa, bella e succosa, costellata da miriadi di piccoli semi che simboleggiano chiaramente l’Abbondanza.
Infatti anche presso gli Egizi, oltre ad Osiride ed Iside, il fico era considerato un simbolo anche della Dea Hathor, che era una divinità materna, considerata la regina dell’Oltretomba e per ciò considerata la divinità dell’Occidente.
Bisogna sempre ricordare che l’Occidente non è soltanto un luogo fisico, ma anche un concetto: ad Occidente il Sole conclude il suo circolo e scompare nell’altro mondo. Per poi rinascere da Oriente.
Ciò conduce il fico al cospetto delle forze ctonie, assolutamente ancestrali e connesse da sempre con altri simboli simili, come il melograno, altro frutto rosso e ricco di semi che, in Grecia, era legato alla Regina dell’Ade.
Anche Romolo e Remo, venendo alla cultura Romana, che erano figli illegittimi del dio Marte, vennero allattati da una lupa sotto un albero di fico selvatico.
Secondo la tradizione questo fico sotto al quale vennero allattati Romolo e Remo, venne chiamato “ruminale” e fu oggetto di venerazione per secoli. Pare che si trovasse sulle sponde del Tevere vicino alla grotta Luperca.
Il fico divenne l’albero sacro di Marte, ma non solo: anche due divinità tarde come Jupiter Ruminali e Rumina, Dea Madre, protettrice dei poppanti furono associate a questa pianta.
Anche i pastori, nella loro vita passata a contatto con la natura, consideravano il fico un albero di buon auspicio e senz’altro una fonte di sostentamento importante.
Abbiamo già accennato al ruolo ricoperto dal fico nell’Antica Grecia, ma il legame merita di essere approfondito ulteriormente visto che comunque questa pianta era considerata simbolo di fecondità.
Non solo il fico era considerato anche un veicolo per i mondi sottili e uno strumento per le cerimonie misteriche. Secondo le leggende egli era connesso alla Dea Madre attraverso l’intercessione di Dioniso.
Secondo la cultura greca era il tronco ad avere particolare connessione con il principio della fecondità e dell’abbondanza, infatti su questo venivano incisi dei falli con intenzione propiziatoria.
È interessante notare come il fico, proprio come la vite ed il melograno, sia legato alla divinità Dioniso, che è una figura ctonia, ovvero legata alla Terra.
Al concetto di Terra, al suo ciclo e ai misteri di nascita, morte e rinascita, ma anche di fecondità, abbondanza ed ebrezza, possono essere connessi in uno stretto legame Dioniso, il fico, il melograno e la vite.
Ricordiamo infatti che lo stesso Dioniso, secondo la tradizione, era assolutamente centrale nei Misteri Orfici poiché egli stesso, appena nato, venne ucciso e smembrato per poi rinascere.
Il fico magico
Il fico non è soltanto un albero simbolico legato a Principi, Archetipi e Divinità ma è stato considerato anche un vero e proprio albero magico colmo di poteri straordinari.
Per gli egizi, oltre al fatto che il suo legno fosse considerato l’unico adatto ad accompagnare il defunto nell’Oltretomba, sostenevano che il succo del fico donasse poteri occulti a chi se ne abbeverasse.
Nel mondo romano un albero di fico era sempre presente nel Foro perché era considerato un segno di buon auspicio e ogni volta che un albero di fico moriva veniva sostituito da un altro.
Infatti i romani consideravano il loro fico ruminale una sorta di oracolo: attraverso lo stato di salute della pianta si poteva intuire la sorte della grande città di Roma.
Le radici del “Fico Ruminale” erano, secondo la tradizione, legate a doppio filo a quelle di Roma: qualora il fico fosse seccato, sarebbe tramontata anche Roma.