La Numerologia, come saprai, è un campo vastissimo che richiederebbe un’intera libreria per analizzarla in tutti i dettagli e gli aspetti specifici.
Oltre ad essere vasto l’argomento è stato anche vittima di molta disinformazione, per cui ci piace iniziare questa analisi facendo un poco di chiarezza con le parole: numerologia deriva dalla somma delle parole “numerus” e “logos”.
La prima è di derivazione latina e si traduce con “numero”, la seconda è invece di origine greca e si può tradurre con “discorso, teoria, ragionamento”. “Discorso sui numeri” dunque, o anche “Teoria dei numeri” sono le traduzioni letterali dell’espressione “numerologia”.
Fin dai tempi antichi però si è fatta confusione con un altro termine che avrai sentito sicuramente nominare: Aritmoscopia. In questo caso le due parole da cui origina la parola sono entrambe greche: “arithmòs” = numero e “skopìa” = “esame e osservazione”. “Osservazione profonda dei Numeri” è la traduzione di aritmoscopia.
Questa complessa materia ha generato nei secoli molte discipline collegate tra di loro, ma legate a tradizioni differenti. Ad esempio possiamo distinguere senz’altra tra Numerologia Classica Occidentale e quella Esoterica.
Così come esiste la Numerologia Ebraica e Cabalistica, quella Hindu, quella Caldea, quella Vedica e anche quella legata all’uso del mazzo dei Tarocchi.
Ogni tradizione eredita comunque dei principi di base che solitamente subiscono solo una “traduzione”, ma che rimangono sostanzialmente invariati.
Cerchiamo qui di seguito di iniziare ad introdurre alcuni concetti legati alla numerologia nell’Antica Grecia. Speriamo di farti cosa gradita e di riuscire a rendere semplice ciò che a volte può sembrare troppo complesso.
Facciamo un po’ di storia
Le origini della Numerologia si perdono nella notte dei tempi, ma una certa storiografia vorrebbe far risalire quest’arte, che viene definita Aritmoscopia nella sua parte Esoterica, niente meno che a Pitagora.
Le antiche civiltà avevano probabilmente una maggiore cognizione, rispetto alla nostra, del vero significato dei numeri, soprattutto per il significato nascosto di questi ultimi.
Ognuna di queste civiltà ha fatto precise osservazioni e ha sviluppato delle teorie sui numeri, al fine di scoprirne i segreti più reconditi e di carpirne il linguaggio.
Tradizioni numerologiche si sono avvicendate dentro ad ogni civiltà che ha attraversato la storia del nostro pianeta: dalla mitica Atlantide ai regni dell’Antico Egitto.
Pitagora, secondo un certo tipo di studi, sarebbe l’uomo che ha diffuso il Segreto dei Numeri in Occidente mentre lo stesso compito è stato svolto in Oriente da Lao Tzu attraverso la sua Cosmogonia Taoista.
I primi 4 numeri tra i pitagorici
I discepoli di Pitagora, messi a parte di molti segreti, assegnarono ai numeri delle proprietà e delle caratteristiche che si ritrovano continuamente.
Il numero 1 è il padre di tutti i numeri e veniva associato alla ragione. Dal punto di vista geometrico il numero 1 corrisponde al punto ed è dunque l’origine di qualsiasi forma e dimensione dello spazio.
Il numero 2 invece è stato considerato come il primo numero femminile che rappresentava la divisione, la dualità appunto, l’opinione. Geometricamente parlando il 2 è la linea che si traccia tra due punti.
Il 3 veniva considerato come il primo numero maschile e particolarmente importante perché racchiudeva in sé il numero della divisione e quello dell’unità. Per questo il 3 veniva associato all’armonia e dal punto di vista geometrico corrispondeva al triangolo che si estende su due dimensioni.
Per quanto riguarda il numero 3 oriente e occidente collimano: infatti Lao Tzu, che ti ricordo ha vissuto nel sesto secolo prima di Cristo, sembrava convenire con i pitagorici quando ha asserito:
“Il Tao produsse l’Uno / l’Uno produsse il Due / il Due produsse il Tre / il Tre dette vita a tutti gli esseri”.
Il 4 corrispondeva alla giustizia e all’ordine, secondo i pitagorici. Dal punto di vista geometrico i quattro punti che non sono sullo stesso piano vanno a formare un tetraedro, una sorte di piramide a quattro facce triangolari. Questa forma geometrica si estende su tre dimensioni.
Il numero 4 era connesso a doppio filo con il numero 10 che, sempre secondo i pitagorici, a sua volta rappresentava il Tutto. 1+2+3+4 dà come risultato proprio 10.
In pratica in questa somma si vanno ad unire assieme il concetto di unicità, la polarità, l’armonia e la realtà spaziale e materiale. Su queste basi si fonda la famosa Tetraktis, che significa “gruppo di quattro”, che era considerato sacro e sulla quale i pitagorici prestavano giuramento.
La Tetraktis
Queste profonde conoscenze dei numeri venivano considerate dai pitagorici come il vertice dell’apprendimento. Imparare i rapporti tra i numeri, le loro caratteristiche e le proporzioni ad essi legate era un vero e proprio atto di iniziazione a conoscenze segrete.
Queste conoscenze venivano infatti poi utilizzare in vari ambiti: architettura, musica, astronomia… Il cosmo, dal greco “Kosmos”, ovvero “ordine”, si svelava davanti a loro attraverso i numeri.
La Terra infatti per i pitagorici non era il centro dell’Universo: le stelle fisse, il Sole, la Luna, i 5 pianeti allora conosciuti e l’Antiterra ruotavano attorno ad un Fuoco centrale.
I pitagorici vedevano la stessa proporzione, la stessa sequenza di numeri, ripetersi in ogni aspetto della vita: dal cosmo, alle arti, ai rapporti economici e politici.
L’Armonia poteva essere raggiunta soltanto riproponendo i rapporti e le proporzioni che erano racchiuse nei segreti dei numeri e del loro corrispettivo geometrico.
Per questa scuola di pensiero l’armonia è la cessazione di tutte le ostilità e il ritorno all’Uno. Eudemo, un grande pitagorico, annunciava, basandosi sulla costanza delle successioni, secoli prima di Nietzsche la teoria dell’Eterno ritorno in una celebre frase:
“Così anch’ io tornerò a parlare, tenendo questo bastoncino in mano, a voi seduti come ora; e tutto il resto si comporterà ugualmente”.
E’ importante notare che i Pitagorici non conoscevano lo zero e ciò contribuiva ad aumentare l’importanza del numero 1 che veniva considerato la sorgente da cui nascono tutti i numeri.
Era detto “parimpari”, perché dentro di sé custodiva le caratteristiche di un numero pari e quelle di un numero dispari: infatti se aggiunto ad un dispari genera un pari, se aggiunto ad un pari genera un dispari.